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topic masochista, (non aprite questa porta se siete felici)

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Anna Rossi
view post Posted on 1/11/2005, 20:28




ph34r.gif dry.gif huh.gif
... già già ...

 
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Anna Rossi
view post Posted on 2/11/2005, 21:11




Quando, come un coperchio, il cielo basso e greve
schiaccia l'anima che geme nel suo tedio infinito,
e in un unico cerchio stringendo l'orizzonte
fa del giorno una tristezza più nera della notte;

quando la terra si muta in un'umida segreta
dove sbatte la speranza, timido pipistrello,
con le ali contro i muri e con la testa
nel soffitto marcito;

quando le strisce immense della pioggia
sembrano le inferriate d'una vasta prigione
e muto, ripugnante un popolo di ragni
dentro i nostri cervelli dispone le sue reti
,

furiose ad un tratto esplodono campane
e un urlo tremendo lanciano verso il cielo
che fa pensare al gemere ostinato
d'anime senza pace nè dimora.

- Senza tamburi, senza musica, sfilano funerali
a lungo, lentamente nel mio cuore: Speranza
piange disfatta e Angoscia, dispotica e sinistra,
infilza sul mio cranio la sua bandiera nera

Spleen - Charles Baudelaire

Edited by Anna Rossi - 2/11/2005, 21:13
 
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Anna Rossi
view post Posted on 18/1/2006, 21:52





Dicevano, a Padova, "anch'io"
gli amici "l'ho conosciuto".
E c'era il romorio d'un'acqua sporca
prossima, e d'una sporca fabbrica:
stupende nel silenzio.
Perché era notte. "Anch'io
l'ho conosciuto".
Vitalmente ho pensato
a te che ora
non sei né soggetto né oggetto
né lingua usuale né gergo
né quiete né movimento
neppure il né che negava
e che per quanto s'affondino
gli occhi miei dentro la sua cruna
mai ti nega abbastanza

E così sia: ma io
credo con altrettanta
forza in tutto il mio nulla,
perciò non ti ho perduto
o, più ti perdo e più ti perdi,
più mi sei simile, più m'avvicini.

Andrea Zanzotto
 
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Anna Rossi
view post Posted on 18/1/2006, 22:26




Anticipa ogni addio, quasi gia' fosse alle tue spalle,
come l'inverno che ora se ne va.
Perche' c'e' tra gli inverni uno cosi' infinito
che, se il tuo cuore sverna, resiste ormai per sempre.

Sii sempre morto in Euridice, e innalzati
fino al Rapporto puro, con piu' forza cantando, celebrando.
Qui tra effimeri sii, nel regno del declino,
un calice squillante che squillando gia' s'infranse.

Sii, e la condizione del Non-Essere al tempo stesso sappila,
questo fondo infinito del tuo interno vibrare,
perche' s'adempia intera in quest'unica volta.

Alle risorse esauste, alle altre informi e mute
della piena natura, alle somme indicibili,
te stesso aggiungi, in gioia, e annienta il numero.

Rainer Maria Rilke - I sonetti ad Orfeo



Nuda è la terra, e l'anima
ulula contro il pallido orizzonte
come lupa famelica. Che cerchi,
poeta, nel tramonto?

Amaro camminare, perchè pesa
il cammino sul cuore. Il vento freddo,

e la notte che giunge, e l'amarezza
della distanza...Sul cammino bianco,
alberi che nereggiano stecchiti;

sopra i monti lontani sangue ed oro...
Morto è il sole...Che cerchi,
poeta, nel tramonto?

(A.Machado)










Postille: Prima di Sera

«Credi, credi di conoscermi» recita lei quasi parlando al
[vento
e osserva controsole la polvere
strisciare sullo stradone deserto.
«Appartieni troppo a te stesso» insiste ad accusarmi
prolungando la pena dell'indugio
quella parte di lei che ancora combatte
avvilita e altera nella macchina ferma.
Ma le suona falso l'argomento
e ne scorgo sul cristallo la larva
che spenge d'un sorriso
dimesso le parole appena dette.
«Oh di questo hai anche troppo sofferto» aggiunge poi
[quasi portando fiori
sul luogo, un'orticaia, dove mi ha crocifisso.
«Vanamente» mormoro più che dal rimorso
toccato da quel tono
di persistente, doloroso affetto;
e ora vorrei non le sembrasse indegno
cercare in altri la causa
del suo male, fosse pure il mio torto.
«Vanamente» e mi viene non so se dal ricordo
o dal sogno un'immagine di lei
gracile, impalata nella sua altezza, che guarda un fiume
dall'argine e, poco oltre la foce,
la lacca grigia del mare oscurarsi.
«Lascia perdere» dice lei con la voce di chi torna
dopo un'assenza di anni sul luogo stesso
e raduna le spoglie lasciate in altri tempi, dopo lo scacco.
«Perché non è in nostro potere richiamarci»
mi chiedo io sorpreso che sia lì, ferma, sul sedile accanto.
«Che intesa può darsi senza luce di speranza?
Perché la speranza è irreversibile» commenta
il suo silenzio rigido senza più lotta
mentre abbassa risoluta la maniglia
e getta un'occhiata di squincio al casamento, alto, che tra
[poco la inghiotte.

Mario Luzi
 
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Anna Rossi
view post Posted on 10/2/2006, 20:42




ALCUNE POESIE DI EUGENIO MONTALE:


da “OSSI DI SEPPIA”:

** Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro !

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.



** Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua della sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.



** Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.

Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
alberi case colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.



** Cigola la carrucola del pozzo,
l’acqua sale alla luce e vi si fonde.
Trema un ricordo nel ricolmo secchio,
nel puro cerchio un’immagine ride.
Accosto il volto a evanescenti labbri:
si deforma il passato, si fa vecchio,
appartiene ad un altro……
Ah che già stride
La ruota, ti ridona all’atro fondo,
visione, una distanza ci divide.



da “SATURA”:


4*
Avevamo studiato per l’aldilà
un fischio, un segno di riconoscimento.
Mi provo a modularlo nella speranza
che tutti siamo già morti senza saperlo.



13*
Tuo fratello morì giovane; tu eri
la bimba scarruffata che mi guarda
“in posa” nell’ovale di un ritratto.
Scrisse musiche inedite, inaudite,
oggi sepolte in un baule o andate
al macero. Forse le riinventa
qualcuno inconsapevole, se ciò ch’è scritto è scritto.
L’amavo senza averlo conosciuto.
Fuori di te nessuno lo ricordava.
Non ho fatto ricerche: ora è inutile.
Dopo di te sono rimasto il solo
per cui egli è esistito. Ma è possibile,
lo sai, amare un’ombra, ombre noi stessi.



14*
Dicono che la mia
sia una poesia d’inappartenenza.
Ma s’era tua era di qualcuno:
Di te che non sei più forma, ma essenza.
dicono che la poesia al suo culmine
magnifica il Tutto in fuga,
negano che la testuggine
sia più veloce del fulmine.
Tu sola sapevi che il moto
non è diverso dalla stasi, è la più diffusa delle nubi.
Così meglio intendo il tuo lungo viaggio
imprigionata tra le bende e i gessi.
Eppure non mi dà riposo
sapere che in uno o in due noi siamo una sola cosa.



GERARCHIE:
La polis è più importante delle sue parti.
La parte è più importante d’ogni sua parte.
Il predicato lo è più del predicante e l’arrestato lo è meno dell’arrestante.

Il tempo s’infutura nel totale,
Il totale è il cascame del totalizzante,
l’avvento è l’improbabile nell’avvenibile,
il pulsante una pulce nel pulsabile.



LA POESIA:
L’angosciante questione
se sia a freddo o a caldo l’ispirazione
non appartiene alla scienza termica.
Il raptus non produce, il vuoto non conduce,
non c’è poesia al sorbetto o al girarrosto.
Si tratterà piuttosto di parole
molto importune
che hanno fretta di uscire
dal forno o dal surgelante.
Il fatto non è importante. Appena fuori
si guardano d’attorno e hanno l’aria di dirsi:
che sto a farci ?



TEMPO E TEMPI:
Non c’è un unico tempo: ci sono molti nastri
che paralleli slittano
spesso in senso contrario e raramente
s’intersecano. E’ quando si palesa
la sola verità che, disvelata,
viene subito espunta da chi sorveglia
i congegni e gli scambi. E si ripiomba
poi nell’unico tempo. Ma in quell’attimo
solo i pochi viventi si sono riconosciuti
per dirsi addio, non arrivederci.



INCESPICARE:
Incespicare, incepparsi
è necessario
per destare la lingua
dal suo torpore.
Ma la balbuzie non basta
e se anche fa meno rumore
è guasta lei pure. Così
bisogna rassegnarsi
a un mezzo parlare. Una volta
qualcuno parlò per intero
e fu incomprensibile. Certo
credeva di essere l’ultimo
parlante. Invece è accaduto
che tutti ancora parlano
e il mondo
da allora è muto.



da “DIARIO DEL’71 E DEL’72”:


PER FINIRE:
Raccomando ai miei posteri
(se ne saranno) in sede letteraria,
il che resta improbabile, di fare
un bel falò di tutto ciò che riguardi
la mia vita, i miei fatti, i miei nonfatti.
Non sono un Leopardi, lascio poco da ardere
Ed è già troppo vivere in percentuale.
Vissi al cinque per cento, non aumentate
la dose. Troppo spesso invece piove
sul bagnato.



da “QUADERNO DI QUATTRO ANNI”:


QUEL CHE RESTA:
La vecchia serva analfabeta
e barbuta chissà dov’è sepolta
poteva leggere il mio nome e il suo
come ideogrammi
forse non poteva riconoscersi
neppure allo specchio
ma non mi perdeva d’occhio
della vita non sapendone nulla
ne sapeva più di noi
nella vita quello che si acquista
da una parte si perde dall’altra
chissà perché la ricordo
più di tutto e di tutti
se entrasse ora nella mia stanza
avrebbe centotrent’anni e griderei di spavento.



da “Altri versi”:
* Amici, non credete agli anni-luce al tempo e allo spazio curvo o piatto.
La verità è nelle nostre mani
ma è inafferrabile e sguscia come un’anguilla.
Neppure i morti l’hanno mai compresa
per non ricadere tra i viventi, là
dove tutto è difficile, tutto è inutile.








SOLDATI

Si sta
come d'autunno
sugli alberi
le foglie.

Ungaretti



LA MORTE DI TANTALO

Noi sedemmo sull’orlo
della fontana nella vigna d’oro.
Sedemmo lacrimosi in silenzio.
Le palpebre della mia dolce amica
si gonfiavano dietro le lagrime
come due vele
dietro una leggera brezza marina.
Il nostro dolore non era dolore d’amore
né dolore di nostalgia
né dolore carnale.
Noi morivamo tutti i giorni
cercando una causa divina
il mio dolce bene ed io.

Ma quel giorno già vanía
e la causa della nostra morte
non era stata rivenuta.

E calò la sera su la vigna d’oro
e tanto essa era oscura
che alle nostre anime apparve
una nevicata di stelle.

Assaporammo tutta la notte
i meravigliosi grappoli.
Bevemmo l’acqua d’oro,
e l’alba ci trovò seduti
sull’orlo della fontana
nella vigna non piú d’oro.

O dolce mio amore,
confessa al viandante
che non abbiamo saputo morire
negandoci il frutto saporoso
e l’acqua d’oro, come la luna.

E aggiungi che non morremo piú
e che andremo per la vita
errando per sempre.

Corazzini


 
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Anna Rossi
view post Posted on 10/2/2006, 21:15




STAGNO, CANZONE FINALE
La notte viene

Raggi di luna battono
sull’incudine della sera.

La notte viene

Un grande albero si ripara
dietro parole di canzoni.

La notte viene.

Se tu venissi a trovarmi
lungo i sentieri dell’aria.

La notte viene.

Mi troveresti in pianto
sotto i grandi pioppi.
Ah, mia bruna,
sotto i grandi pioppi !

Federico Garcia Lorca


SOGNO
Il mio cuore riposa vicino alla fonte fredda

(Riempila dei tuoi fili,
ragno dell’oblio. )

L’acqua della fonte gli diceva la sua canzone.

(Riempila dei tuoi fili,
ragno dell’oblio.)

Il mio cuore sveglio diceva i suoi amori.

(Ragno del silenzio,
tessi il tuo mistero.)

L’acqua della fonte lo ascoltava cupa.

(Ragno del silenzio,
tessi il tuo mistero.)

Il mio cuore scivola sulla fonte fredda.

(Mani bianche, lontane,
trattenete l’acqua.)

E l’acqua lo porta via cantando d’allegria.

(Mani bianche, lontane,
non resta nulla nell’acqua.)

Federico Garcia Lorca


ESSERE, SI', INTIMI, NEL CUORE

Essere… essere, sì, intimi, nel cuore,
nel midollo, con chi è noi, con chi
d’altro noi siamo - forse è tutto qui
il segreto, è così che si fa onore

alla vita se è solo per ardore
che le duecentosei ossa non si
dissaldano innanzi tempo, se è di
estraneità alla vita che si muore,

con minima pena, come lasciamo
una casa senza fuoco. E forse, ossa
dimenticate, una provvida mente

ci penserà, due amanti! e nuovamente
vivi traslocheremo dalla fossa
all’apparirci, all’esserci che siamo.

da Tutte le poesie (1951-1993) di Giovanni Raboni

Edited by Anna Rossi - 10/2/2006, 21:16
 
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Anna Rossi
view post Posted on 15/3/2006, 18:59




ULTIMI PENSIERI SU WOODY GUTHRIE
Bob Dylan

Quando la testa ti si contorce e hai la mente intontita
Quando pensi di essere troppo vecchio, troppo giovane, troppo intelligente o troppo stupido
Quando rimani indietro e perdi il passo
nel trascinarsi al rallentatore della frenetica corsa della vita
Non importa cosa stai facendo se inizi ad arrenderti
se il vino non arriva al bordo del tuo bicchiere
se il vento ti spinge di traverso mentre ti reggi aggrappandoti con una mano
e l'altra mano comincia a scivolare e la sensazione se n'è andata
ed il motore del tuo treno ha bisogno di una nuova scintilla per partire
e la boccia è facile da trovare ma tu sei troppo pigro per andarla a prendere
e il tuo marciapiede incomincia a curvare e la strada diventa troppo lunga
e inizi a camminare a ritroso anche se sai che è sbagliato
e la tristezza aumenta mentre il giorno volge al termine
e il mattino di domani sembra così lontano
e senti le redini del tuo pony scivolare via
e senti la tua fune scivolare perché le tue mani sono sudate
ed il tuo deserto assolato e le vallate sempreverdi
si trasformano in miseri ghetti ed in vicoli pieni di spazzatura
e il tuo cielo piange acqua e i tuoi tubi di scarico perdono
e i lampi scintillano e i tuoni rimbombano
e le finestre sbattono e si rompono e il soffitto trema
e il tuo intero mondo crolla con violenza
e i tuoi minuti di sole si trasformano in ore di tempesta
e a te stesso a volte dici
"Non sapevo che sarebbe andata così,
perché non me l'hanno detto il giorno che sono nato?"
E inizi ad aver freddo e a saltare per la fatica
e cerchi qualcosa che non hai ancora trovato
e sei immerso fino alle ginocchia nell'acqua scura con i capelli al vento
e il mondo intero sta a guardare sbirciando da una finestra
e la tua ragazza ti lascia e vola via lontano
e il tuo cuore si sente male come i pesci quando vengono fritti
e il tuo martello pneumatico cade dalle tue mani sui tuoi piedi
e tu ne hai fortemente bisogno ma lui resta per terra in mezzo alla strada
e la tua campana risuona fragorosamente ma non riesci a sentirne il rumore
e pensi che le tue orecchie potrebbero essere state lese
o i tuoi occhi sono diventati sporchi nel vedere una tale cieca sporcizia
e hai capito di aver fallito nell'affannosa corsa di ieri
quando sei stato ingannato e preso in giro di fronte ad un bluff
quando per tutto il tempo avevi avuto in mano tre regine
e questo ti rende folle, ti rende meschino
come al centro della rivista Life
rimbalzando intorno ad un flipper
e c'è qualcosa nella tua mente che vorresti dire
e che qualcuno da qualche parte dovrebbe ascoltare
ma è intrappolata nella tua lingua e sigillata nella tua testa
e questo ti dà molto fastidio quando sei steso nel tuo letto
e non importa quanti sforzi tu faccia, semplicemente non riesci a dirla
e sei impaurito nell'anima e puoi solo dimenticartene
e i tuoi occhi galleggiano per le lacrime che hai nella testa
e i tuoi cuscini di piume diventano coperte di piombo
e la bocca del leone si apre e tu osservi i suoi denti
e le sue mascelle incominciano a chiudersi con te sotto
e sei disteso sulla pancia con le mani legate dietro
e vorresti non aver mai seguito quell'ultimo segnale di svolta
e dici a te stesso cosa sto facendo?
Su questa strada sulla quale cammino, su questa pista che sto percorrendo
su questa curva sulla quale mi trovo
su questo sentiero sul quale sto vagando, nello spazio che sto utilizzando
in quest'aria che sto respirando
sono troppo confuso,
perché sto camminando, dove sto correndo
cosa sto dicendo, cosa sto conoscendo?
Su questa chitarra che suono, su questo banjo che pizzico
su questo mandolino che strimpello, in questa canzone che canto
nel motivetto che canticchio, nelle parole che scrivo
nelle parole che penso
in questo oceano di ore nel quale sto tutto il tempo a bere
chi sto aiutando, cosa sto spezzando
cosa sto dando, cosa sto prendendo?
Ma tu provi con tutta l'anima
a non fare mai questi pensieri e a non lasciare mai
che questo tipo di pensieri guadagnino terreno
o facciano battere forte il tuo cuore
ma alla fine sai perché sono lì
aspettando solo di poter scivolare e cadere
perché a volte li senti mentre la notte lentamente trascorre
e hai paura che ti prendano mentre dormi
e salti dal tuo letto, dall'ultimo capitolo del tuo sogno
e non riesci a ricordare nonostante tu faccia del tuo meglio
se eri tu nel sogno quello che urlava
e sai che è qualcosa di speciale quello di cui hai bisogno
e sai che non c'è nessuna droga buona per curarti
e nessun liquore sulla faccia della terra che riesca a far smettere al tuo cervello di sanguinare
e hai bisogno di qualcosa di speciale
Sì, hai bisogno di qualcosa di speciale
Hai bisogno di un treno veloce che vola sul binario di un tornado
per lanciarti da qualche parte e per riportarti indietro
hai bisogno del vento di un ciclone
che sbatte, esplode e soffia
che conosce i tuoi problemi un centinaio di volte meglio di te
Hai bisogno di un autobus della Greyhound che non esclude nessuna corsa
che non ride al tuo sguardo
alla tua voce o al tuo viso
e che con qualunque numero di scommesse nel libretto
correrà lontano oltre la moda della gomma da masticare
Hai bisogno di qualcosa che ti apra una nuova porta
per mostrarti qualcosa che hai già visto prima
ma che ti è sfuggita un centinaio di volte o più
Hai bisogno di qualcosa che ti apra gli occhi
Hai bisogno di qualcosa che ti renda consapevole
che solo tu e nessun altro possiede
questo punto nel quale ti trovi, questo spazio nel quale siedi
che il mondo non ti ha battuto
che non sei stato superato
non può farti diventare pazzo
non importa quante volte puoi essere preso a calci
hai bisogno di qualcosa di speciale
hai bisogno di qualcosa di speciale che ti dia speranza
ma speranza è solo una parola
che forse hai pronunciato o hai sentito
in qualche angolo ventoso di una curva
ma è questo quello di cui hai bisogno, e ne hai davvero bisogno
e il tuo problema è che lo sai fin troppo bene
perché guardi e inizi ad avere i brividi
perché non lo puoi trovare su una banconota
nè sulla vetrina di Macy
nè sulla cartina stradale di un ragazzo ricco
nè nella confraternita di un ragazzo grasso
e non è fatto del germe di grano di Hollywood
e non è su quel palco poco illuminato
sul quale si trova quello stupido comico
che sbraita e farnetica prendendoti i soldi
e tu pensi sia divertente
No non puoi trovarlo in nessun night club o yacht club
e non è nelle sedie di un ristorante di lusso
e sicuro come l'inferno tu sei costretto a dire
che non importa quanto forte strofini
ma non lo troverai sulla matrice del tuo biglietto
no, e non è nelle chiacchiere che la gente ti racconta
e non è nella crema contro i brufoli che ti vendono
e non è in nessuna casa di scatole di cartone
nè in alcuna camicia di qualche stella del cinema
e non puoi trovarlo sul campo di golf
nè può dirtelo Uncle Remus e nemmeno Babbo Natale
nè puoi trovarlo nella lozione per i capelli o nei vestiti di cotone
nè nei manichini dei magazzini o nelle gomme da masticare
nè nel suono da gelatina delle voci da torta al cioccolato
che vengono a bussare ed a picchiettare nella carta da regalo di Natale
dicendo non sono carino e non sono grazioso e guarda la mia pelle
guarda la mia pelle che brilla, guarda la mia pelle che luccica
guarda la mia pelle che ride, guarda la mia pelle che piange
quando non riesci nemmeno a renderti conto se hanno qualcosa all'interno
queste persone così carine con i loro nastri ed i loro fiocchi
No non lo troverai nè oggi nè un altro giorno
sui gradini fatti di carta
e dentro le persone fatte di molassa
che ogni giorno comprano un nuovo paio di occhiali da sole
nè nei generali da cinquanta stelle o nei truffatori
che potrebbero fregarti per un decimo di penny
che respirano e ruttano e si piegano e si spaccano
e prima che tu possa contare da uno a dieci
rifanno di nuovo tutto ma stavolta alle tue spalle
amico mio
Quelli che girano e trattano e ruotano
e giocano con ogni altro nel loro mondo di sabbia in scatola
Nè lo trovi negli sciocchi senza talento
che corrono intorno superbi
e stabiliscono le regole per quelli che hanno talento
nè in quelli che non hanno alcun talento ma pensano di averlo
e pensano di prenderti in giro
quelli che saltano sul vagone
solo per un attimo perché sanno che è di moda
per divertirsi, e andarsene alla svelta
e fare soldi e ragazze in tutti i modi
e gridi a te stesso e getti a terra il tuo cappello
dicendo, "Cristo dovrei essere così?
E non c'è nessuno qui che sa qual è il punto
non c'è nessuno qui che sa come mi sento
gran Dio onnipotente
QUESTA COSA NON E' REALE"

No, ma quello non è il tuo gioco, non è neanche la tua corsa
non puoi sentire il tuo nome, non puoi vedere il tuo viso
devi guardare da qualche altra parte
e dove guardi per trovare la speranza che stai cercando
dove guardi per trovare quella lampada che sta bruciando
dove guardi per trovare quell'olio che sgorga
dove guardi per trovare quella candela che brucia
dove guardi per trovare quella speranza che sai che c'è
lì fuori da qualche parte
E i tuoi piedi possono percorrere solo due tipi di strade
i tuoi occhi possono vedere solo attraverso due tipi di persiane
il tuo naso può annusare solo due tipi di ingressi
puoi toccare e girare ed aprire due tipi di maniglie
puoi andare in chiesa di tua scelta
o puoi andare al Brooklyn State Hospital
Troverai Dio nella chiesa che hai scelto
troverai Woody Guthrie nel Brooklyn State Hospital

E sebbene sia solo la mia opinione
e può essere giusta o sbagliata
li troverai tutti e due
nel Grand Canyon
al tramonto

Edited by Anna Rossi - 18/3/2006, 08:56
 
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Anna Rossi
view post Posted on 15/3/2006, 19:24




E' TUTTO FINITO ORA, BAMBINA TRISTE
parole e musica Bob Dylan

Ora devi andartene, prendi quello che ti serve
quello che tu pensi possa durare
Ma qualsiasi cosa tu decida di conservare, faresti meglio ad afferrarlo in fretta
Ecco laggiù il tuo orfano con il fucile
che piange come un fuoco nel sole
I santi stanno arrivando
ed è tutto finito ora, bambina triste

L'autostrada è per i giocatori d'azzardo, farai meglio ad usare il tuo cervello.
Tieniti quello che hai accumulato per caso.
Il pittore a mani vuote delle tue strade
sta disegnando folli ricami sulle tue lenzuola
Persino il cielo si accartoccia sotto di te
ed è tutto finito ora, bambina triste

Tutti i tuoi marinai col mal di mare remano verso casa
Tutti i tuoi eserciti di renne vanno verso casa
L'innamorato che ha appena varcato la tua porta
Ha raccolto tutte le sue coperte dal pavimento
Persino il tappeto si muove sotto di te
ed è tutto finito ora, bambina triste

Metti giù le tue pietre per guadare,
qualcosa ti chiama.
Dimentica i morti che hai lasciato, non ti seguiranno
Il vagabondo che bussa alla tua porta
indossa gli abiti che una volta indossavi tu
Accendi un altro fiammifero, ricomincia da capo
è tutto finito ora, bambina triste


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IT'S ALL OVER NOW, BABY BLUE
words and music Bob Dylan

You must leave now, take what you need, you think will last.
But whatever you wish to keep, you better grab it fast.
Yonder stands your orphan with his gun,
Crying like a fire in the sun.
Look out the saints are comin' through
And it's all over now, Baby Blue.

The highway is for gamblers, better use your sense.
Take what you have gathered from coincidence.
The empty-handed painter from your streets
Is drawing crazy patterns on your sheets.
This sky, too, is folding under you
And it's all over now, Baby Blue.

All your seasick sailors, they are rowing home.
All your reindeer armies, are all going home.
The lover who just walked out your door
Has taken all his blankets from the floor.
The carpet, too, is movin' under you
And it's all over now, Baby Blue.

Leave your stepping stones behind, something calls for you.
Forget the dead you've left, they will not follow you.
The vagabond who's rapping at your door
Is standing in the clothes that you once wore.
Strike another match, go start anew
And it's all over now, Baby Blue.


 
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Anna Rossi
view post Posted on 15/3/2006, 20:43





Jorge Luis Borges

Le cose

Le monete, il bastone, il portachiavi,
la pronta serratura, i tardi appunti
che non potranno leggere i miei scarsi
giorni, le carte da giuoco e gli scacchi,
un libro e tra le pagine appassita
la viola, monumento d'una sera
di certo inobliabile e obliata,
il rosso specchio a occidente in cui arde
illusoria un'aurora. Quante cose,
atlanti, lime, soglie, coppe, chiodi,
ci servono come taciti schiavi,
senza sguardo, stranamente segrete!
Dureranno piú in là del nostro oblio;
non sapran mai che ce ne siamo andati.
 
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Anna Rossi
view post Posted on 15/3/2006, 21:32




Thomas Stearns Eliot

da Gerontion
....
Dopo una tale conoscenza, cos'è mai il perdono? Ora penso
Che la storia abbia molti passaggi nascosti, e corridoi tortuosi
E varchi, e che ci inganni con bisbiglianti ambizioni,
E che ci guidi con le vanità. Ora penso che dia
Quando la nostra attenzione è distratta,
E che quanto ci dà lo dia con turbamenti
Così lusinghieri che il dato affama ciò che si desidera. E ci dà
Troppo tardi ciò in cui più non si crede, o se ancora
Ci crediamo, soltanto nel ricordo, come passioni riconsiderate.
E troppo presto dà in deboli mani, ciò che è pensato può essere
Dispensato, finché il rifiuto propaga la paura. Penso
Che né paura né coraggio ci salvino. I vizi innaturali
Hanno per padre il nostro eroismo. Le virtù
Ci sono imposte dai nostri impudenti delitti.
Queste lacrime sono scosse dall'albero che arreca la collera.
....




Fernando Pessoa
Tutto ciò che vediamo è qualcos'altro.

L'ampia marea, la marea ansiosa. È l'eco di un'altra marea
che sta laddove è reale il mondo che esiste.
Tutto ciò che abbiamo è dimenticanza.
La notte fredda, il passare del vento sono ombre di mani
i cui gesti sono l'illusione madre di questa illusione.


Fernando Pessoa

Furtiva mano di un fantasma occulto

Furtiva mano di un fantasma occulto
fra le pieghe del buio e del torpore
mi scuote, e io mi sveglio, ma nel cuore
notturno non trovo gesto o volto.

Un antico terrore, che insepolto
porto nel petto, come da un trono
scende sopra di me senza perdono,
mi fa suo servo senza cenno o insulto.

E sento la mia vita di repente
legata con un filo di Incosciente
a ignota mano diretta nell'ignoto.

Sento che niente sono, se non l'ombra
Di un volto imperscrutabile nell'ombra:
e per assenza esisto, come il vuoto.


Fernando Pessoa

Gli dèi sono felici.

Vivono la vita calma delle radici.
I loro desideri non li opprime il Fato,
o, se li opprime, li redime
con la vita immortale.
Non hanno ombre o altri che li attristino.
E, inoltre, non esistono...


Fernando Pessoa

Gatto che giochi per via

Gatto che giochi per via
come se fosse il tuo letto,
invidio la sorte che è tua,
ché neppur sorte si chiama.

Buon servo di leggi fatali
che reggono i sassi e le genti,
hai istinti generali,
senti solo quel che senti;

sei felice perché sei come sei,
il tuo nulla è tutto tuo.
Io mi vedo e non mi ho,
mi conosco, e non sono io.
 
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Anna Rossi
view post Posted on 17/4/2006, 12:56




Canzone per Piero
Francesco Guccini

Mio vecchio amico di giorni e pensieri,
da quanto tempo che ci conosciamo,
venticinque anni sono tanti e diciamo,
un po' retorici, che sembra ieri.

Invece io so che è diverso e tu sai
quello che il tempo ci ha preso e ci ha dato,
io appena giovane sono invecchiato,
tu forse giovane non sei stato mai.

Ma d'illusioni non ne abbiamo avute,
o forse sì, ma nemmeno ricordo,
tutte parole che si son perdute
con la realtà incontrata ogni giorno.

Chi glielo dice a chi è giovane adesso
di quante volte si possa sbagliare
fino al disgusto di ricominciare
perché ogni volta è poi sempre lo stesso.

Eppure il mondo continua e va avanti
con noi o senza e ogni cosa si crea
su ciò che muore e ogni nuova idea
su vecchie idee e ogni gioia sui pianti.

Ma più che triste, ora, è buffo pensare
a tutti i giorni che abbiamo sprecati,
a tutti gli attimi lasciati andare,
ai miti belli delle nostre estati.

Dopo l'inverno e l'angoscia in città,
quei lunghi mesi sdraiati davanti,
liberazione del fiume e dei monti
e la linfa aspra della nostra età.

Quei giorni spesi a parlare di niente,
sdraiati al sole inseguendo la vita,
come l'avessimo sempre capita,
come qualcosa capito per sempre.

Il mio Leopardi, le tue teologie,
esiste Dio? Le risate più pazze,
le sbornie assurde, le mie fantasie,
le mie avventure in città con ragazze.

Poi quell'amore alla fine reale
fra le canzoni di moda e le danze
"E' in gamba sai? Legge Edgar Lee Masters..."
Mi ha detto no, non dovrei mai pensare.

Le sigarette con rabbia fumate,
i blue jeans vecchi e le poche lire,
sembrava che non dovesse finire
ma ad ogni autunno finiva l'estate.

Poi tutto è andato e diciamo siam vecchi,
ma cosa siamo e che senso ha mai questo
nostro cammino di sogni fra specchi,
tu che lavori quando io vado a letto.

Io dico sempre non voglio capire
ma è come un vizio sottile e più penso
più mi ritrovo questo vuoto immenso
e per rimedio soltanto il dormire.

E poi ogni giorno mi torno a svegliare
e resto incredulo, non vorrei alzarmi
ma vivo ancora e son lì ad aspettarmi
le mie domande, il mio niente, il mio male.




Quello che non…
Francesco Guccini

La vedi nel cielo quell'alta pressione?
La senti una strana stagione?
Ma a notte la nebbia ti dice d'un fiato
e il dio dell'inverno è arrivato.
Lo senti un aereo che porta lontano?
Lo senti quel suono di un piano
di un Mozart stonato che prova e riprova
ma il senso del vero non trova?
Lo senti il perché di cortili bagnati
di auto a morire nei prati,
la pallida linea di vecchie ferite,
di lettere ormai non spedite?
Lo vedi il rumore di favole spente?
Lo sai che non siamo più niente?
Non siamo un aereo né un piano stonato,
stagione, cortile od un prato?
Conosci l'odore di strade deserte
che portano a vecchie scoperte,
a nafta, telai, ciminiere corrose
a periferie misteriose,
a rotaie implacabili per nessun dove,
a letti, a brandine, ad alcove?
Lo sai che colore han le nuvole basse,
e i sedili di un ex terza classe,
l'angoscia che dà una pianura infinita?
Hai voglia di me e della vita,
di un giorno qualunque, di una sponda brulla?
Lo sai che non siamo più nulla?
Non siamo una strada né malinconia,
un treno o una periferia,
non siamo scoperta né sponda fiorita,
non siamo né un giorno né vita.
Non siamo la polvere di un angolo tetro
né un sasso tirato in un vetro
Lo schiocco del sole in un campo di grano,
non siamo, non siamo, non siamo?
Si fa a strisce il cielo e quell'alta pressione
è un film di seconda visione,
è l'urlo di sempre che dice pian piano:
non siamo, non siamo, non siamo.


 
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Anna Rossi
view post Posted on 17/4/2006, 13:11




"La valle dell'inquietudine"
Edgar Allan Poe –

Un tempo sorrideva silenziosa
una piccola valle dove nessuno più abitava:
la gente era partita per le guerre,
affidando ai miti occhi delle stelle, a notte,
dalle alte torri azzurre, la custodia
di quei fiori, sopra i quali, per tutto il giorno,
pigramente indugiava la rossa luce del sole.

Ora invece al viandante che di lì passasse
si mostrerebbe il tristo stato di quella valle.
Nulla è ora lì che stia senza un moto:
nulla, tranne l'aria che immobile sovrasta
su quella magica solitudine.

Oh, non un soffio più sommuove quelle fronde,
che ora palpitano come gelide onde
d'intorno alle nebbiose, lontane Ebridi!
Oh, non un vento sospinge quelle nuvole,
che con gravezza si spostano nel cielo inquieto,
dal chiaro mattino fino a sera,
sui fitti campi delle viole non colte –
miriadi d'occhi umani d'ogni foggia –
e sui gigli che ondeggiano e gemono
sopra una tomba che non ha nome!
Ondeggiano: dalle cime profumate
rugiade cadono in gocciole immortali.
Gemono: dagli steli delicati
discendono gemme d'eterne lacrime.



 
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Anna Rossi
view post Posted on 8/5/2006, 19:17




da ''Viaggio al termine della notte'' di Louis-Ferdinand Céline

"Quel che è peggio è che uno si chiede come l'indomani troverà quel poco di forza per continuare a fare quel che ha fatto il giorno prima e poi già da tempo, dove troverà la forza per quelle iniziative sceme, quei mille progetti che non arrivano a niente, abortiscono sempre, e tutti per arrivare a convincersi una volta per tutte che il destino è invincibile, che bisogna sempre ricadere ai piedi della muraglia, ogni sera, sotto l'angoscia dell'indomani, sempre più precario, più sordido.
Forse è anche la l'età che sopraggiunge, traditoria, e ci annuncia il peggio. Non si ha più molta musica in sé per far ballare la vita, ecco. Tutta la gioventù è già andata a morire in capo al mondo del silenzio della verità. E dove andar fuori, ve lo chiedo, quando uno non ha più dentro una quantità sufficiente di delirio? La verità è un'agonia che non finisce mai. La verità di questo mondo è morte. Bisogna scegliere, morire o mentire. Non ho mai potuto uccidermi io.
La cosa migliore era dunque uscire per strada, 'sto piccolo suicidio. Ognuno ha il suo bernoccolo, il suo metodo per conquistare sonno e sbobba. Dovevo proprio riuscire a dormire per ritrovare abbastanza forze da guadagnarmi un tozzo di pane l'indomani. Ritrovare lo slancio, giusto quel che bastava per trovare un lavoro domani e scavalcare sùbito, aspettando, l'ignoto del sonno. Non bisogna credere che è facile addormentarsi una volta che ti sei messo a dubitare tutto, soprattutto a causa di tutte quelle paure che ti hanno fatto."

''....bisognava che imparassi ancora una volta a riconoscere nuovi volti in un nuovo ambiente, altri modi di parlare e di mentire. L'indolenza è quasi forte come la vita. La banalità della nuova farsa che bisogna recitare vi annienta e vi occorre tutto sommato ancor più vigliaccheria che coraggio per ricominciare....
Un altro paese, altra gente intorno a te, agitata in un modo un po' bizzarro, qualche piccola vanità in meno, dispersa, qualche orgoglio che non trova più la sua ragione, la sua menzogna, la sua eco familiare, e non occorre altro, la testa vi gira e il dubbio vi attira, e l'infinito si spalanca solo per voi, un ridicolo piccolo infinito e voi ci cascate dentro.
Il viaggio è la ricerca di questo niente assoluto, di questa piccola vertigine per coglioni...''

'' ...E' forse questo che si cerca nelòla vita, niente altro che questo, la più grande pena possibilie per diventare se stessi prima di morire''

''La zia di Bébert aveva finito per star zitta e lasciarci tranquilli. Aveva detto tutto quel che sapeva, allora si metteva a piagnucolare, sconcertata, negli angoli della portineria, uno dopo l'altro. Alla fine le era spuntato il dolore in fondo alle parole, lei non aveva l'aria di saperne cosa fare del dolore, lei cercava di soffiarselo dal naso, ma le tornava il dolore in gola e con le lacrime dietro, e ricominciava.''

''Tanto vale non farsi illusioni, la gente non ha niente da dirsi, ognuno parla soltanto delle proprie pene personali, si capisce. Ciascuno per sè, la terra per tutti. Cercano di sbarazzarsene della loro pena, sugli altri, quando è il momento dell'amore, ma allora la cosa non funziona più e si ha un bel fare, se la tengono tutta intera la loro pena e ricominciano, provano a piazzarla un'altra volta....
Dal momento che si diventa sempre più brutti e ripugnanti in quel gioco quando si invecchia, non si riesce nemmeno più a dissimularla la propria pena, il fallimento, si finisce per avere la faccia piena di quella brutta smorfia che impiega venti, trent'anni a risalire finalmente dal ventre alla faccia. E' a questo che serve, a questo soltanto, un uomo, una smorfia, che lui ci mette una vita a confezionarsi e ancora non gli riesce sempre di portarla a termine tanto è pesante e complicata la smorfia che bisognerebbe fare per esprimere la propria vera anima senza nulla perdere.''

''Con le parole uno non sta mai abbastanza in guradia, hanno un'aria di niente le parole, non un'aria pericolosa di sicuro, piuttosto dei venticelli, piccoli suoni buccali, nè caldi nè freddi, e facilmente assorbiti quando arrivano atteaverso le orecchie all'enorme noia grigi molle del cervello. Uno non fa attenzione a loro, alle parole, e la disgrazia arriva.
Di parole, ce ne sono che si nascondono in mezzo alle altre, come dei sassi. Non si riconoscono a prima vista e poi eccole lì che però ti fanno tremare tutta la vita che hai, tutta intera, e nel suo debole e nel suo forte ....Allora è il panico ....Una valanga .... Resti lì come un impiccato, sopra le emozioni ... E' una tempesta che è arrivata, che è passata, troppo forte per te, così violenta che non l'avresti mai creduta possibilie solo con dei sentimenti ....''

''In quei momenti lì imbarazza un po' essere diventato così povero e così duro come sei diventato. Ti manca quasi tutto quello che ci vorrebbe per aiutare a morire qualcuno. Hai con te quasi soltanto le cose utile per la vita di tutti i giorni, la vita confortevole, la vita per sè sola, la cattiveria. Hai perduto la fiducia per strada. L'hai cacciata, l'hai tormentata la pietà che ti restava, accuratamente in fondo al corpo come una brutta pillola. L'hai spinta lap ietà fino in fondo all'intestino con la merda. E' lì il suo posto, uno si dice.''


 
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Anna Rossi
view post Posted on 5/6/2006, 19:07




da ''Le confessioni'' di Lev Tolstoj

La mia vita si arrestò. Io potevo respirare, mangiare, bere, dormire, non bere, non dormire; ma la vita non c'era perché non c'erano desideri la cui soddisfazione mi sembrasse razionale.

Se desideravo qualcosa, sapevo in anticipo che, soddisfacessi o no il mio desiderio, non ne sarebbe risultato niente.

Se fosse venuta una fata e mi avesse proposto di esaudire i miei desideri io non avrei saputo cosa dire. Se nei momenti di ubriachezza avevo, non dico desideri, ma abitudini di antichi desideri, nei momenti di lucidità sapevo che era un inganno, che non c'era nulla da desiderare. La verità io non potevo neppure desiderare di conoscerla, giacché intuivo in che cosa consistesse.

La verità era questa: che la vita è non-senso.

Era come se avessi vissuto molto a lungo e, cammina cammina, fossi arrivato a un abisso e avessi visto chiaramente che davanti a me non c'era nulla, se non la rovina: e fermarsi non si può, e tornare indietro non si può e neppure si può chiudere gli occhi per non vedere che davanti non c'è nulla se non l'inganno della vita e della felicità e le sofferenze vere e la vera morte:

l'annientamento completo.

La vita mi aveva disgustato; una forza invincibile mi trascinava a sbarazzarmene in un modo qualsiasi. Non si può dire che io volessi uccidermi. La forza che mi trascinava via dalla vita era più potente, più completa, più universale del mio volere. Era una forza simile a quella della mia precedente aspirazione alla vita, soltanto di segno opposto. Con tutte le mie forze aspiravo ad andarmene dalla vita. Il pensiero del suicidio mi venne in un modo altrettanto naturale così come prima mi erano venuti quei pensieri di migliorare la mia vita.

Tale pensiero era così allettante che io dovetti usare delle astuzie con me stesso per non portarlo a compimento in modo troppo precipitoso. Non volevo affrettarmi soltanto perché volevo fare tutti gli sforzi possibili per trovare il bandolo della matassa!

Se poi non lo troverò, farò sempre in tempo, dicevo a me stesso.

Ed ecco allora che io, uomo felice, portai via una corda dalla mia stanza, dove ogni sera restavo solo a spogliarmi, per non impiccarmi a una trave fra gli armadi e smisi di andare a caccia col fucile per non venire tentato da un modo troppo facile di sbarazzarmi della vita. Io stesso non sapevo che cosa volevo:

avevo paura della vita, anelavo a staccarmene, e tuttavia speravo ancora qualcosa da essa.

E questo mi accadeva in un momento in cui, da tutti i punti di vista, avevo ciò che viene ritenuto la felicità completa: accadeva quando non avevo ancora cinquant'anni. Avevo una moglie buona, che mi amava e che io amavo, dei bravi figlioli, una grande proprietà che, senza fatica da parte mia, cresceva e si ingrandiva. Ero rispettato dagli amici intimi e dai conoscenti, dagli estranei ero lodato più di quanto non fossi mai stato, e potevo ritenere, senza particolare vanteria, di avere raggiunto la celebrità.

Oltre a ciò io, non solo non ero malato né di corpo né di spirito, ma, al contrario, godevo di una forza morale e fisica quale raramente ho incontrato nei miei coetanei: fisicamente potevo lavorare alla fienagione senza restare indietro ai muziki; intellettualmente potevo lavorare dalle otto alle dieci ore di seguito senza risentire di tale sforzo nessuna conseguenza. E, pur trovandomi in una situazione come questa, io giunsi a non poter più vivere e, avendo paura della morte, dovevo adoperare tutte le astuzie nei confronti di me stesso per non togliermi la vita.

Questo stato d'animo si esprimeva per me così: la mia vita è un certo qual stupido e malvagio scherzo giocatomi da qualcuno. Per quanto io non riconoscessi nessun "qualcuno" che mi avesse creato, questa forma di rappresentazione: che qualcuno si fosse preso gioco di me in modo stupido e malvagio, mettendomi al mondo, costituiva la forma di rappresentazione per me più naturale.

Involontariamente mi immaginavo che laggiù, da qualche parte, ci fosse qualcuno che ora si fregava le mani vedendo come io, che avevo vissuto per 30-40 anni, che avevo vissuto studiando, sviluppandomi, crescendo nel corpo e nello spirito, adesso, dopo aver consolidato il mio intelletto, giunto a quel culmine della vita da cui essa tutta si discopre, ecco, me ne stavo lì come un imbecille rimbecillito, comprendendo chiaramente che nella vita non c'è, non c'è stato e non ci sarà niente. "E lui se la ride..." Ma, ci sia o non ci sia questo qualcuno che se la ride di me, non è che per questo io stia meglio. Non potevo attribuire alcun senso razionale né ad un singolo atto, né all'intera mia vita. Quello che mi meravigliava era soltanto come avessi fatto a non capirlo fin da principio. Tutto ciò è noto a tutti da così tanto tempo. Se non oggi, domani verranno le malattie, la morte (e già sono venute) per le persone amate, per me, e non rimarrà nulla se non la putredine e i vermi. Le cose che ho fatto, quali che siano state, tutte verranno dimenticate; prima o poi neanche io ci sarò più. E allora perché mai darsi da fare?

Come può un uomo non vedere ciò e vivere: ecco quel che è sorprendente! Si può vivere soltanto fino a quando si è ubriachi di vita; ma appena passa l'ubriacatura non si può non vedere che tutto questo è soltanto un inganno, uno stupido inganno! Certo è che non c'è niente di buffo o di spiritoso, ma è semplicemente crudele e stupido.

(..............)

Ma questo era ancora poco. Se avessi semplicemente capito che la vita non ha senso, avrei potuto saperlo tranquillamente, avrei potuto sapere che questo era il mio destino. Ma io non potevo darmene pace. Se fossi stato come un uomo che è vissuto in una foresta da cui sa che non vi è uscita, io avrei potuto vivere; ma ero come un uomo che si è sperduto in una foresta il quale è preso dal terrore per il fatto di essersi perduto, ed egli si butta da tutte le parti volendo ritornare sulla buona strada, sa che ogni passo lo fa sbagliare ancor di più e tuttavia non può fare a meno di buttarsi in qua e in là.

Ecco quel che era terribile.

(........)
 
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Anna Rossi
view post Posted on 5/6/2006, 19:24




Baudelaire da ''I fiori del male''

78 • SPLEEN

Quando il cielo basso e greve pesa come un coperchio sullo spirito che geme in preda a lunghi affanni, e versa,

abbracciando l'intero giro dell'orizzonte, una luce diurna più triste della notte;

quando la terra è trasformata in umida prigione dove, come un pipistrello, la Speranza sbatte contro i muri con la sua

timida ala picchiando la testa sui soffitti marcescenti;

quando la pioggia, distendendo le sue immense strisce, imita le sbarre d'un grande carcere, e un popolo muto d'infami

ragni tende le sue reti in fondo ai nostri cervelli,

improvvisamente delle campane sbattono con furia e lanciano verso il cielo un urlo orrendo, simili a spiriti vaganti,

senza patria, che si mettono a gemere, ostinati.

- E lunghi trasporti funebri, senza tamburi né bande, sfilano lentamente nella mia anima, vinta; la Speranza, piange; e

l'atroce Angoscia, dispotica, pianta sul mio cranio chinato, il suo nero vessillo.

 
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65 replies since 18/9/2005, 21:13   1048 views
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