| da ''Viaggio al termine della notte'' di Louis-Ferdinand Céline
"Quel che è peggio è che uno si chiede come l'indomani troverà quel poco di forza per continuare a fare quel che ha fatto il giorno prima e poi già da tempo, dove troverà la forza per quelle iniziative sceme, quei mille progetti che non arrivano a niente, abortiscono sempre, e tutti per arrivare a convincersi una volta per tutte che il destino è invincibile, che bisogna sempre ricadere ai piedi della muraglia, ogni sera, sotto l'angoscia dell'indomani, sempre più precario, più sordido. Forse è anche la l'età che sopraggiunge, traditoria, e ci annuncia il peggio. Non si ha più molta musica in sé per far ballare la vita, ecco. Tutta la gioventù è già andata a morire in capo al mondo del silenzio della verità. E dove andar fuori, ve lo chiedo, quando uno non ha più dentro una quantità sufficiente di delirio? La verità è un'agonia che non finisce mai. La verità di questo mondo è morte. Bisogna scegliere, morire o mentire. Non ho mai potuto uccidermi io. La cosa migliore era dunque uscire per strada, 'sto piccolo suicidio. Ognuno ha il suo bernoccolo, il suo metodo per conquistare sonno e sbobba. Dovevo proprio riuscire a dormire per ritrovare abbastanza forze da guadagnarmi un tozzo di pane l'indomani. Ritrovare lo slancio, giusto quel che bastava per trovare un lavoro domani e scavalcare sùbito, aspettando, l'ignoto del sonno. Non bisogna credere che è facile addormentarsi una volta che ti sei messo a dubitare tutto, soprattutto a causa di tutte quelle paure che ti hanno fatto."
''....bisognava che imparassi ancora una volta a riconoscere nuovi volti in un nuovo ambiente, altri modi di parlare e di mentire. L'indolenza è quasi forte come la vita. La banalità della nuova farsa che bisogna recitare vi annienta e vi occorre tutto sommato ancor più vigliaccheria che coraggio per ricominciare.... Un altro paese, altra gente intorno a te, agitata in un modo un po' bizzarro, qualche piccola vanità in meno, dispersa, qualche orgoglio che non trova più la sua ragione, la sua menzogna, la sua eco familiare, e non occorre altro, la testa vi gira e il dubbio vi attira, e l'infinito si spalanca solo per voi, un ridicolo piccolo infinito e voi ci cascate dentro. Il viaggio è la ricerca di questo niente assoluto, di questa piccola vertigine per coglioni...''
'' ...E' forse questo che si cerca nelòla vita, niente altro che questo, la più grande pena possibilie per diventare se stessi prima di morire''
''La zia di Bébert aveva finito per star zitta e lasciarci tranquilli. Aveva detto tutto quel che sapeva, allora si metteva a piagnucolare, sconcertata, negli angoli della portineria, uno dopo l'altro. Alla fine le era spuntato il dolore in fondo alle parole, lei non aveva l'aria di saperne cosa fare del dolore, lei cercava di soffiarselo dal naso, ma le tornava il dolore in gola e con le lacrime dietro, e ricominciava.''
''Tanto vale non farsi illusioni, la gente non ha niente da dirsi, ognuno parla soltanto delle proprie pene personali, si capisce. Ciascuno per sè, la terra per tutti. Cercano di sbarazzarsene della loro pena, sugli altri, quando è il momento dell'amore, ma allora la cosa non funziona più e si ha un bel fare, se la tengono tutta intera la loro pena e ricominciano, provano a piazzarla un'altra volta.... Dal momento che si diventa sempre più brutti e ripugnanti in quel gioco quando si invecchia, non si riesce nemmeno più a dissimularla la propria pena, il fallimento, si finisce per avere la faccia piena di quella brutta smorfia che impiega venti, trent'anni a risalire finalmente dal ventre alla faccia. E' a questo che serve, a questo soltanto, un uomo, una smorfia, che lui ci mette una vita a confezionarsi e ancora non gli riesce sempre di portarla a termine tanto è pesante e complicata la smorfia che bisognerebbe fare per esprimere la propria vera anima senza nulla perdere.''
''Con le parole uno non sta mai abbastanza in guradia, hanno un'aria di niente le parole, non un'aria pericolosa di sicuro, piuttosto dei venticelli, piccoli suoni buccali, nè caldi nè freddi, e facilmente assorbiti quando arrivano atteaverso le orecchie all'enorme noia grigi molle del cervello. Uno non fa attenzione a loro, alle parole, e la disgrazia arriva. Di parole, ce ne sono che si nascondono in mezzo alle altre, come dei sassi. Non si riconoscono a prima vista e poi eccole lì che però ti fanno tremare tutta la vita che hai, tutta intera, e nel suo debole e nel suo forte ....Allora è il panico ....Una valanga .... Resti lì come un impiccato, sopra le emozioni ... E' una tempesta che è arrivata, che è passata, troppo forte per te, così violenta che non l'avresti mai creduta possibilie solo con dei sentimenti ....''
''In quei momenti lì imbarazza un po' essere diventato così povero e così duro come sei diventato. Ti manca quasi tutto quello che ci vorrebbe per aiutare a morire qualcuno. Hai con te quasi soltanto le cose utile per la vita di tutti i giorni, la vita confortevole, la vita per sè sola, la cattiveria. Hai perduto la fiducia per strada. L'hai cacciata, l'hai tormentata la pietà che ti restava, accuratamente in fondo al corpo come una brutta pillola. L'hai spinta lap ietà fino in fondo all'intestino con la merda. E' lì il suo posto, uno si dice.''
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