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il senso delle parole, emozioniinpoesia

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Anna Rossi
view post Posted on 2/6/2006, 19:41




Che la vita non sia che un sogno, è un pensiero che già è occorso a molte persone, e anche in me esso nasce assai spesso.
Quando vedo le barriere entro le quali sono chiuse le forze attive e indagatrici dell'uomo; quando vedo come tutta la nostra attività ha per solo scopo la soddisfazione di bisogni, i quali a loro volta ad altro non servono che a prolungare la nostra povera esistenza, e poi mi accorgo che la nostra tranquillità su certi punti dell'indagine del pensiero non è che trasognata rassegnazione, solo perché riusciamo a dipingere figure variopinte e paesaggi luminosi sulle pareti che ci tengono prigionieri... Tutto questo, Wilhelm, mi fa ammutolire. Mi rinchiudo in me stesso e trovo un mondo! E anche questo fatto più di presentimenti e di oscure bramosie, che di realtà e di energie vitali. E allora tutto dilegua davanti ai miei sensi come in una nebbia e sorrido trasognato continuando la mia vita.

Che i bambini non sappiano ciò che vogliono, su questo punto sono d'accordo tutti i maestri e gli uomini di dottrina; ma che anche gli adulti, come bambini, si muovano tentoni su questa terra, anch'essi, come quelli, senza sapere da dove vengono e dove vanno e che altrettanto poco agiscano con scopi veri e reali e si lascino governare a biscotti e bacchettate... questa è cosa che nessuno crede volentieri, e tuttavia a me pare una verità che si può toccare con mano. Ammetto volentieri, perché so quello che vorresti dirmi in proposito, che i più felici sono proprio coloro che, come i bambini, vivono alla giornata, portando a spasso, vestendo e spogliando le loro bambole, e girano con grande rispetto e soggezione intorno al cassetto dove la mamma tiene chiusi gli zuccherini, e quando poi alla fine hanno avuto quello che desideravano, lo divorano a quattro palmenti gridando: «Ancora!...».
Quelle sono creature felici. E bene stanno anche coloro che sanno dare grandi nomi pomposi alle loro miserabili occupazioni o perfino alle loro passioni e le prospettano al genere umano come straordinarie imprese compiute per la sua salute e il suo benessere. Beato colui che può passarsela così! Ma chi in umiltà riconosce dove va a finire ogni umano sforzo, chi vede con quanta buona grazia ogni bennato cittadino sa trasformare in paradiso il proprio giardinetto e con quanta infaticabile solerzia anche il più sventurato continui a trascinarsi per la sua strada, ansimante sotto il suo pesante fardello, e tutti hanno un unico, comune interesse, godere anche solo un minuto di più la luce del sole...sì, costui rimane in silenzio e si costruisce un piccolo mondo solo per sé, ed é ugualmente felice di essere un uomo. E allora, per quanto costretto si senta, continua a portare in cuore il dolce sentimento di essere libero e di poter abbandonare questo carcere quando lo voglia.

J. W. GOETHE, "I dolori del giovane Werther"

























 
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Anna Rossi
view post Posted on 2/6/2006, 19:56





TAHAR BEN JELLOUN, "Creatura di sabbia"

« Si tratta di una verità che non può essere detta, nemmeno suggerita, ma vissuta nella solitudine assoluta, circondata da un segreto naturale che si mantiene senza sforzo e che di essa costituisce la scorza e l'odore interiore, un afrore di stalla abbandonata, oppure il lezzo che emana qualche volta da una ferita non cicatrizzata nei momenti di stanchezza, quando uno si lascia vincere dalla negligenza, quando non è ancora l'inizio della putrefazione, una degenerazione fisica dove tuttavia il corpo conserva la sua immagine intatta, perché la sofferenza viene da una profondità che in nessun modo può essere rivelata.
Non si sa più dove ci si trova, se in sé o altrove, in un cimitero, in una tomba appena scavata, appena abitata da una carne avvizzita, dallo sguardo funesto di un'opera singolare semplicemente disintegrata al contatto con l'intimità....invischiata da questa verità, così come un'ape in un boccale di miele, prigioniera delle sue illusioni, condannata a morire, strangolata, soffocata dalla vita.
Questa verità banale, insomma, disfa il tempo e il volto, mi tende uno specchio dove non posso guardarmi senza essere turbato da una tristezza profonda, non da una malinconia giovanile che culla il nostro orgoglio e ci addormenta nella nostalgia, ma una tristezza che disarma l'essere, lo solleva dal suolo e lo getta come un oggetto inutile su una montagnola di immondizie o in un ripostiglio municipale di oggetti ritrovati che nessuno è mai venuto a reclamare, o meglio ancora nel granaio di una casa abbandonata, territorio dei topi.
Lo specchio è diventato la strada attraverso la quale il mio corpo è pervenuto a questo stato, dove si schiaccia nella terra, scava una tomba provvisoria e si lascia attirare dalle radici vive che si aggrovigliano sotto le pietre, si appiattisce sotto il peso di questa enorme tristezza di cui poche persone hanno il privilegio non già di conoscere, ma semplicemente di indovinare le forme e le tenebre. Allora evito gli specchi.

 
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Anna Rossi
view post Posted on 14/6/2006, 14:16




Rafael Alberti
L'angelo buono

Venne quello che amavo,
quello che invocavo.
Non quello che spazza cieli senza difese,
astri senza capanne,
lune senza patria,
nevi.
Nevi di quelle cadute da una mano,
un nome,
un sogno,
una fronte.
Non quello che alla sua chioma
legò la morte.
Quello che io amavo.
Senza graffiare i venti,
senza foglia ferire né smuovere cristalli.
Quello che alla sua chioma
legò il silenzio.
Senza farmi del male,
per scavarmi un argine di dolce luce nel petto
e rendermi l'anima navigabile.
 
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Anna Rossi
view post Posted on 23/6/2006, 12:10




Prima che avessi gli occhi spenti
Mi piaceva tanto vedere -
Quanto alle altre Creature, che hanno Occhi
E non conoscono altro modo -
Ma se mi dicessero - Oggi -
Che potrei avere il cielo
Per me - vi direi che il mio Cuore
Si spezzerebbe, per tanta abbondanza -

I Prati - miei -
Le Montagne - mie -
Tutte le Foreste - Le Stelle Senza Risparmio -
Tanto Mezzogiorno quanto potrei prenderne
Fra i miei limitati occhi -

Il Movimento degli Uccelli che si Abbassano -
L'Ambrato Cammino del Mattino -
Per me - guardare a mio piacimento -
La Novità mi colpirebbe a morte -

Perciò più prudente - immaginare - con la sola anima
Al vetro della Finestra -
Dove le altre Creature posano gli occhi -
Incuranti - del Sole -
Emily Dickinson
 
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Anna Rossi
view post Posted on 2/7/2008, 17:07




Felice chi è diverso
essendo egli diverso.
Ma guai a chi è diverso
essendo egli comune .

Sandro Penna

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Tempi brutti per la poesia
Sì, lo so: solo il felice
È amato. La sua voce
È ascoltata con piacere. La sua faccia è bella.

L'albero deforme nel cortile
È frutto del terreno cattivo, ma
Quelli che passano gli danno dello storpio
E hanno ragione.

Le barche verdi e le vele allegre della baia
Io non le vedo. Soprattutto
Vedo la rete strappata del pescatore.
Perché parlo solo del fatto
Che la colona quarantenne cammina in modo curvo?
I seni delle ragazze
Sono caldi come sempre.
...
B. Brecht
 
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Anna Rossi
view post Posted on 29/7/2008, 17:10




III Epilogo

Sentivo lo scricchiolio,
nel buio, delle mie scarpe:
sentivo quasi di talpe
seppellite un rodio
sul volto, ma sentivo
già prossimo ventilare
anche il respiro del mare.

Era una sera di tenebra,
mi pare a Pegli, o a Sestri.
Avevo lasciato Genova
a piedi, e freschi
nel sangue i miei rancori
bruciavano, come amori.

M' approssimavo al mare
sentendomi annientare
dal pigolio delle scarpe:
sentendo già di barche
al largo un odore
di catrame e di notte
sciacquante, ma anche
sentendo già al sol, rotte,
le mie costole, bianche.

Avevo raggiunto la rena,
ma senza avere più lena.
Forse era il peso nei panni,
dell' acqua dei miei anni.


Giorgio Caproni -
 
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elelaycrelm
view post Posted on 15/6/2010, 20:51




I certainly agree with that statement. I really hope this is working, it's my very first time writing here.
 
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Redlo
view post Posted on 6/7/2010, 11:06




CITAZIONE (Anna Rossi @ 29/7/2008, 18:10)
III Epilogo

Sentivo lo scricchiolio,
nel buio, delle mie scarpe:
sentivo quasi di talpe
seppellite un rodio
sul volto, ma sentivo
già prossimo ventilare
anche il respiro del mare.

Era una sera di tenebra,
mi pare a Pegli, o a Sestri.
Avevo lasciato Genova
a piedi, e freschi
nel sangue i miei rancori
bruciavano, come amori.

M' approssimavo al mare
sentendomi annientare
dal pigolio delle scarpe:
sentendo già di barche
al largo un odore
di catrame e di notte
sciacquante, ma anche
sentendo già al sol, rotte,
le mie costole, bianche.

Avevo raggiunto la rena,
ma senza avere più lena.
Forse era il peso nei panni,
dell' acqua dei miei anni.


Giorgio Caproni -

Giorgio Caproni ha delle talpe dentro le scarpe?

 
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Toiniuppy
view post Posted on 24/9/2011, 06:35




Guy .. Eccellente .. Incredibile .. Io bookmark il tuo blog e prendere la additionallyI'm feed soddisfatti per cercare tante informazioni utili proprio qui dentro il post , ci piacerebbe sviluppare strategie in più a questo proposito , grazie per la condivisione. . . . . .
 
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38 replies since 31/10/2005, 12:14   13541 views
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